Mar 26 Set 2006
Giovani svogliati, viziati, mammoni e privi di iniziative. Quanti di noi hanno sentito queste parole provenire da persone appartenenti ad una generazione precedente la nostra? “Noi abbiamo lottato”,”non ci siamo arresi”,”abbiamo contribuito a cambiare il mondo per voi”,”voi non fate niente”, “se fossimo al vostro posto non permetteremmo simili ingiustizie”. Sono o non sono, queste, […]
Giovani svogliati, viziati, mammoni e privi di iniziative.
Quanti di noi hanno sentito queste parole provenire da persone appartenenti ad una generazione precedente la nostra?
“Noi abbiamo lottato”,”non ci siamo arresi”,”abbiamo contribuito a cambiare il mondo per voi”,”voi non fate niente”, “se fossimo al vostro posto non permetteremmo simili ingiustizie”.
Sono o non sono, queste, frasi che anche i nostri genitori, magari solo una volta, hanno pronunciato con un certo disprezzo misto a rassegnazione ?
Se noi tardo-ventenni o trentenni, laureati e quindi notevolmente più scolarizzati dei nostri predecessori, ci troviamo a subire condizioni di inoccupazione o di finta occupazione, se noi “comodi pantofolai” svolgiamo le stesse mansioni di quelle persone che nel ’68 hanno sovvertito l’ opinione comune ed il sentire sociale, ma percepiamo uno stipendio (se lo percepiamo) pari a 2/3 in difetto rispetto a quello che percepiva un figlio dei fiori, ebbene, allora non credo che la colpa sia tutta nostra.
Oggi gli adulti ci spingono a reagire prendendo come esempio le loro lotte, quelle che essi hanno condotto per migliorare anche le nostre condizioni di vita. Oggigiorno gli adulti sollecitano un nostro intervento inducendoci persino a condurre una lotta non del tutto pacifica con frasi del tipo: “ah, se fossimo in voi faremo casino come solo noi siamo stati in grado di fare”. Questi stessi adulti, finiti gli anni della contestazione hanno conseguito una laurea, hanno trovato un lavoro a tempo indeterminato, si sono permessi il lusso di costruire una famiglia ed alcuni di loro, magari, sono tra i fautori di leggi che permettono l’ abuso di contratti co.co.pro. e l’ istituzione di figure atipiche di lavoro.
Invece, sono orgoglioso di dire che noi giovani abbiamo imparato che le lotte non si conducono con la violenza e la temerarietà facinorosa.
Vogliamo agire educando i nostri coetanei, quelli che verranno dopo di noi e quelli che sono venuti prima di noi (all’ epoca sessantottini e oggi gerontocrati) ad una sensibilizzazione del problema “precariato”, con un approccio sentito ma non violento. Noi ricerchiamo il dialogo proficuo, quello che ci permetterà di dire la nostra, ma anche di ascoltare e di costruire delle solide basi per un futuro migliore per tutti.