Lo spostamento di aziende produttrici dall’Italia all’estero non è ancora finito. Tutte le aziende che economicamente hanno la forza di delocalizzare la produzione se ne stanno andando, e l’Italia accumula disoccupazione.


Aziende delocalizzate La delocalizzazione è quell’azione con la quale vengono spostate aziende originarie di una nazione in altre nazioni.

Questo avviene perché i proprietari di quell’azienda o marchio guadagnano molti più soldi chiudendo in Italia e aprendo all’estero, non necessariamente perché diversamente chiuderebbero i battenti! A chiudere sono solo le piccole e medie imprese.

Infatti solo i grandi marchi di fama mondiale delocalizzano la produzione dei loro prodotti.
Innanzitutto possono farlo perché hanno i fondi per sostenere l’apertura di una nuova azienda, e poi gradiscono molto che i nuovi operai si accontentino di stipendi miserabili lavorando molto più di 8 ore al giorno in ambienti dove la sicurezza sul lavoro è un sogno e senza l’ombra di un’associazione sindacale.

La delocalizzazione compiuta negli ultimi 2 anni è costata il posto di lavoro a 34.000 italiani, ma il numero è in continuo aumento dato che le aziende continuano ad andarsene.

In tutto questo gli italiani vengono anche presi in giro: con la complicità di giornalisti che pensano ancora di esserlo, le aziende diffondono tramite tutti i media italiani la giornata in cui è avvenuta l’inaugurazione della tale fabbrica in Romania, piuttosto che in Russia, piuttosto che in India, ecc.

Se ognuno di noi analizza dettagliatamente tutto quello che lo circonda in casa propria, scoprirà che molto probabilmente non ha nulla di 100% made in Italy, e forse quello che reca l’etichetta made in Italy è stato prodotto per il 99% in Cina. Ad esempio è pieno zeppo di aziende che producono abbigliamento all’estero e poi, solo per la cucitura dell’etichetta in Italia, diventano dei made in Italy.

Sul sito nocensura.com potete trovare l’elenco della maggiori aziende che hanno delocalizzato la produzione e vedere quanti operai ci è costato.



Fai conoscere questo articolo: