Gli uomini,non avendo potuto guarire la morte,la miseria,l’ignoranza,hanno risolto,per vivere felici,di non pensarci….. Questo celeberrimo aforisma di B. Pascal mi rammenta che le speranzose parole e le promesse startegiche dei volenterosi politici durante la campagana elettorale erano un elogio del vaniloquio. Il leit-motiv della Sinistra era la lotta al precariato, negli ultimi anni incentivato dalle […]


Gli uomini,non avendo potuto guarire la morte,la miseria,l’ignoranza,hanno risolto,per vivere felici,di non pensarci…..
Questo celeberrimo aforisma di B. Pascal mi rammenta che le speranzose parole e le promesse startegiche dei volenterosi politici durante la campagana elettorale erano un elogio del vaniloquio.
Il leit-motiv della Sinistra era la lotta al precariato, negli ultimi anni incentivato dalle perniciose politiche di una Destra egocentrica; durante le tribune politiche e nel corso dei simpatici siparietti televisivi, di studiata bagarre con gli avversari, gli epigoni di Gramsci apportavano come esempi di triviale esistenza lo stipendio di 300,00 Euro percepito da raggazzi in possesso di laurea, master e stages, omettendo però di dire che questi sciagurati indegni del lauto stipendio non avevano ancora “preso i voti” della politica.
Do ut des, quindi, “se non sei un affiliato non acquisirai i meriti per lavorare…..” è quello che in tempi di promesse bisognava leggere tra le righe.
Ogni nuovo governo colloca i propri adepti; è una ben definita turnazione. Se sei tesserato lavori, altrimenti resti a sentire quello che viene promesso e mai mantenuto.
Ma verrebbe da pensare che non si possono rimproverare i politici per questi eventi accidentali, per cui aveva ragione Pascal, gli uomini (= i nostri governanti) per vivere felici, per garantire la felicità urbi et orbi, hanno deciso di non pensarci più. E’ probabile che chi percepiva 300,00 al mese ora abbia uno stipendio differente, forse ne prende addirittura 250,00 o nemmeno quelli perchè forse gli è scaduto il co.co.pro., ma è inutile parlarne.

Perchè pensare alle brutture del mondo ? Il nostro compito è quello del raggiungimento della felicità come nella pratica Zen.
Meno si sa e più si gioisce e si gode, ognuno di noi deve pensare -ignorantemente- alla realizzazione personale, la sofferenza altrui non ci appartiene, perchè conoscerla?
Tanto, poi, tra qualche giorno, mese o anno, qualcuno ci farà un resoconto completo di quello che non sappiamo o di quello che volutamente abbiamo ignorato per non essere angustiati dalle avversità della vita, e ascolteremo la stessa nenia logorante. Da parte nostra ci sarà sdegno o rassegnazione, ma poi torneremo ad obliare e ripercorreremo lo stesso circolo vizioso.
Non dobbiamo più permettere che tutto ciò si verifichi ciclicamente.
Non facciamo parte della plebaglia sottomessa alla nobiltà presente all’ epoca di Pascal.
Sono passati quattro secoli e la nostra felicità non deve essere frutto della dimenticanza.



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