Lun 3 Ago 2009
Stage: le aziende inglesi ammonite dal vicedirettore del Financial Times
Scritto da Amministratore - categoria: Stage1 Commento
Il vicedirettore del Financial Times ammonisce la aziende inglesi perché, come quelle italiane, sfruttano gli stagisti utilizzandoli al posto di normali lavoratori assunti con contratto regolare.
Grazie alla newsletter inviataci dal sito RepubblicaDegliStagisti.it (che si occupa della dibattuta questione degli stage usati per avere dipendenti a basso costo), apprendiamo da un editoriale del vicedirettore del Financial Times, Michael Skapinker, che anche in Inghilterra il “sistema stage” viene fortemente criticato |
perché utilizzato dalle aziende come metodo tappabuchi di organico.
Skapinker dice che i più colpiti da questo fenomeno sono i giovani che vogliono lavorare nell’avvocatura, nei media e nella pubblicità : il massimo a cui possono aspirare è una posizione da stagista, non pagata, anziché un normale impiego lavorativo.
Ci sono molte aziende inglesi che, proprio come accade in Italia, usano lo stage per avere manodopera a basso costo; spesso si tratta di attività che hanno dovuto operare un taglio al personale e quindi ripiegano su giovani stagisti come rimpiazzo.
Il motivo di tutto ciò risiede sempre nella speranza che, questo sfruttamento, si trasformi un giorno in un vero lavoro retribuito.
Il vicedirettore continua dicendo che un vero stage che sia utile ad azienda e giovane lavoratore DEVE essere retribuito, e alle aziende che asseriscono che pagare uno stagista in questo periodo di crisi costa troppo, risponde di lasciare che questo importante strumento sia utilizzato solo dalle attività che sono in grado di gestirlo nel modo giusto.
A tal proposito, il sito RepubblicaDegliStagisti.it ha realizzato la Carta dei Diritti dello Stagista che qualunque azienda italiana può sottoscrivere.
Invitiamo tutte le aziende che si sentono in grado di rispettarla, a sottoscrivere questa Carta, e consigliamo a tutti gli stagisti (e non) di diffonderne l’esistenza alla propria azienda (anche in forma anonima se proprio volete, è sufficiente inviare il link all’indirizzo di e-mail aziendale).
Settembre 9th, 2009 at 21:17
A beh non sono solo gli italiani a fare i furbi, visto che gli inglesi fanno tanto gli snob con noi…