Riportiamo la mail che abbiamo ricevuto da alcuni dipendenti di una coop. della Sardegna che qualche mese fa sono stati licenziati senza criterio e ancora oggi non vedono rispettati i loro diritti, nemmeno dopo tre sentenze emanate dal giudice. ………………………………………………………………… Salve. Siamo un gruppo di lavoratori della provincia di Nuoro, licenziati nell’ottobre 2006 senza alcun […]


Riportiamo la mail che abbiamo ricevuto da alcuni dipendenti di una coop. della Sardegna che qualche mese fa sono stati licenziati senza criterio e ancora oggi non vedono rispettati i loro diritti, nemmeno dopo tre sentenze emanate dal giudice.

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Salve.

Siamo un gruppo di lavoratori della provincia di Nuoro, licenziati nell’ottobre 2006 senza alcun valido criterio. Abbiamo inoltrato diverse mail alla trasmissione “Mi manda Raitre” e varie trasmissioni però non abbiamo mai avuto alcuna risposta e avendo trovato il vostro blog Storiedilavoro.it speriamo in un contatto, un aiuto affinché qualcosa si smuova.

In riferimento al nostro grosso problema, vi scriviamo una sintesi di quello che ci è capitato.

Nell’anno 2003 la ditta F.lli Vinci cedeva l’attività al gruppo Panda Holding Lombardini licenziando tutto il personale e, con accordo scritto dai sindacati, veniva garantita la riassunzione totale del centro distribuzione, terzializzando, alla coop. della Sardegna, l’intera movimentazione e gestione di tutto il magazzino.

Dopo un anno la stessa coop. assunse ulteriore personale, prevalentemente part-time, pretendendo la massima elasticità oraria e la produzione nazionale di 160 colli orari, una richiesta da noi ritenuta assurda e disumana e, per giunta, non presente nel CCNL commercio. Nel luglio 2006 una catena di supermercati privata denominata Gieffe (16 punti vendita), e affiliata al gruppo Panda Holding Lombardini, decise di recedere dal contratto per passare ad un altro gruppo di distribuzione, dichiarando un generale malcontento alla coop. La coop. asserì, solo verbalmente, di essere in crisi e di dover eliminare un esubero di lavoratori, quantificato in 17 unità, solo ed esclusivamente nel reparto secco (il nostro reparto).

Ad Agosto 2006 la coop. cedette due rami d’azienda, ortofrutta e gastronomia, alla Soc. coop. Asep (cooperativa che opera nel settore della logistica su commesse del gruppo Panda Market), mantenendo invece il reparto secco.

Con l’arrivo della Asep, scopriamo che il “nostro” nuovo amministratore unico, altri non è che l’ex direttore del magazzino sito nella zona industriale Tossillo di Macomer (NU), di proprietà della società Panda Holding Lombardini. Solo un mese prima, questo nuovo amministratore aveva cessato ogni forma di rapporto lavorativo con la con la Panda Holding Lombardini.

Il 2 agosto 2006, la Asep convocò 17 operai del reparto secco-carrellisti (con i quali, però, non poteva avere alcun tipo di rapporto lavorativo in quanto, come precedentemente detto, il reparto secco non fu ceduto dalla coop. della Sardegna) invitandoli a licenziarsi perchè successivamente avrebbero firmato un nuovo contratto di lavoro che li avrebbe fatti passare da una assunzione a tempo indeterminato ad una a tempo determinato di 12 mesi.

In mancanza della lettera di auto licenziamento, i 17 operai sarebbero rimasti sempre nel reparto secco ma avrebbero cambiato mansione diventando preparatori pallets, reparto nel quale avrebbero comunque successivamente eliminato quei presunti esuberi.Tengo a precisare che per tutto il periodo estivo, che necessita del quadruplo del lavoro rispetto al resto dell’anno, siamo stati costretti ad una riduzione d’orario: da 40 a 35 ore settimanali per i lavoratori full-time e da 24 a 20 ore settimanali per i lavoratori part-time. Questa variazione sarebbe terminata a settembre ma nel mese di agosto 2006 vennero assunti 15 nuovi lavoratori stagionali per conto della Asep che, pur non potendo operare nel reparto secco, toglieva del lavoro a noi che eravamo dei lavoratori fissi.

Nel mese di settembre 2006 l’orario lavorativo tornò alla normalità ma il 12 ottobre, durante una normale giornata lavorativa, ci arrivarono 16 lettere di licenziamento (anziché 17 come si vociferava) da parte della coop. della Sardegna; la motivazione era che i 16 dipendenti costavano troppo.

Il 16 ottobre 2006, la società coop. Asep acquisì anche il reparto secco. Impugnammo subito il licenziamento e per ben due volte il giudice ordinò il reintegro immediato di tutti e 16 i dipendenti presso la Asep. Il reintegro non avvenne e alla fine del terzo processo fu ordinato nuovamente alla Asep di riassumere i dipendenti e di: pagare tutti gli stipendi arretrati, dare un indennizzo pari a tre mensilità per ciascun lavoratore, pagare le spese processuali.

Ad oggi, noi 16 lavoratori, non siamo stati né reintegrati né risarciti secondo quanto ordinato dal giudice, e nulla è cambiato nonostante abbiamo più volte sollecitato l’intervento dell’Ispettorato del Lavoro, della Regione Sardegna, dell’Assessorato del Lavoro e dell’Ufficio Provinciale di Nuoro e a varie trasmissioni televisive che non hanno mai dato risposta alla nostra richiesta d’aiuto volta a rendere noti i licenziamenti e tutte le grandi irregolarità che vi sono tutt’ora.

Nel mese di febbraio 2007, la Panda Spa Holding Lombardini ha revocato l’appalto alla coop. Asep che ha chiesto immediatamente la messa in mobilità di tutto il personale, in accordo col gruppo Panda che annunciava l’ingresso di un’altra coop. del Bergamasco.

Questa nuova coop. ha, a sua volta, presentato un nuovo contratto nel quale è evidente che il rispetto per i lavoratori non è una loro priorità assoluta e l’unica grande certezza è la volontà di farli lavorare in un regime prossimo alla schiavitù.Come era stato annunciato il 7 maggio 2007, tutto il personale (ben 56 lavoratori) è stato licenziato irregolarmente il giorno 21 maggio 2007 applicando la legge 223/91 che prevede la messa in mobilità includendo non solo i lavoratori a tempo indeterminato ma anche quelli a tempo determinato.

La coop. Asep non poteva comunque avviare la legge 223/91 in quanto l’accordo per la mobilità era stato raggiunto solo con i sindacati di CISL e CGIL ma non con quelli dalla UGL che vanta il maggior numero di iscritti e ritiene più opportuno un passaggio diretto che darebbe più garanzie anche per i 16 dipendenti licenziati ad ottobre.

Il 22 maggio 2007 è subentrata la coop. Bergamasca “New Coop” che ha assunto solo i 56 lavoratori licenziati escludendo i 16 licenziati nell’ottobre 2006. Il nuovo CCNL commercio firmato dai 56 dipendenti riassunti, pone i full-time a una flessibilità oraria complessiva variabile nell’arco dei mesi (da 32 a 38 ore settimanali in base al flusso lavorativo) e pretende la continua disponibilità di straordinari (oltre i limiti di legge); vi è un continuo trasferimento tra reparti diversi e la richiesta disumana della preparazione di minimo 135 colli giornalieri al quale segue un incentivo economico, fuori busta paga, se il numero dei colli preparati venisse superato.

La New Coop ha già inviato alcune lettere di richiamo disciplinare per mancata produzione a quei dipendenti che non sono riusciti a raggiungere l’obiettivo imposto.

Inutile precisare quanto un ritmo di lavoro così stressante, per corpo e mente, possa essere causa di gravi infortuni sul lavoro.Viviamo in una realtà molto dura, in una regione della quale si parla pochissimo, molto penalizzata e spesso dimenticata dal resto di Italia.

Il web è un luogo molto potente per portare a conoscenza storie come la nostra, per questo speriamo che diffondendola possa cambiare qualcosa e che i nostri diritti trovino una vera giustizia.

Grazie. Distinti saluti.



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