Il Ministro Tremonti ha annunciato nuovi incentivi economici alle scuole private, tutto questo quando la scuola va a rotoli a lascia sempre più insegnanti a casa, anche se quelli che restano sono comunque dei precari.


Finanziamenti scuole private nel 2011 Ormai a tutti è noto lo stato in cui verte la scuola pubblica italiana: tagli sulle risorse, riduzione delle assunzioni, a tempo determinato e, ancor di più, a tempo indeterminato, classi sovraccariche di alunni e la didattica che, in generale, risente di tutta questa situazione.

Ciononostante, mentre l’istruzione pubblica agonizza, il Ministro Tremonti decide di raddoppiare i fondi da destinare alle scuole paritarie (private, non statali) per il 2011.
Sebbene il Ministro dell’Istruzione Gelmini avesse più volte espresso la sua deplorazione nei confronti di operazioni di questo tipo (forse in qualità di Ministro dell’Istruzione avrebbe potuto fare qualcosa in più, no?), la settimana scorsa la decisione è stata presa: le scuole paritarie avranno nel 2011 finanziamenti pubblici nella misura di 245 milioni di euro.

Questa disposizione è rientrata nella tabella del governo allegata al maxiemendamento sulla legge di stabilità. In questa tabella compaiono le voci di spesa che il governo intende sostenere l’anno prossimo.
I fondi inizialmente destinati a istruzione e ricerca erano pari a 800 milioni di euro, diventati poi 750 milioni in quanto gli altri 50 verranno utilizzati in altri settori, definiti in seguito con un decreto del Presidente del Consiglio. In realtà queste cifre, che a prima vista potrebbero anche sembrare incoraggianti, non sono che una goccia in mezzo al mare rispetto ai precedenti tagli stabiliti dal decreto fiscale del 2008 nella misura di 1,4 miliardi di euro.

In definitiva, ad esempio, la ricerca pubblica a causa dei precedenti tagli e nonostante i nuovi finanziamenti, nel 2011 avrà 95 milioni di euro in meno a sua disposizione; lo stesso dicasi per le scuole pubbliche. Pertanto le uniche istituzioni a non risentire di tagli sono, paradossalmente, le scuole private. Tali finanziamenti alle private saranno rivolti alla riduzione dei costi di iscrizione e alle detrazioni fiscali che le famiglie che fanno la scelta di una scuola privata potranno sfruttare.

Gli oppositori politici del governo, primo fra tutti Di Pietro, accusano il Governo stesso di puntare alla demolizione della conoscenza disponibile a tutti e alla conseguente privatizzazione del settore istruzione.
Al di là degli ideali di appartenenza politica, comunque, sorge spontaneo osservare l’iniquità di una simile azione.
Se il governo non ha a disposizione fondi per la scuola e lascia senza lavoro 140 mila insegnanti, come mai riesce a reperire fondi da destinare al sistema istruttivo privato? A detta del Governo, tali misure si sono rese necessarie per garantire condizioni di libertà di scelta educativa da parte delle famiglie italiane. Motivazione peraltro assolutamente valida se, per essere realizzata, non minasse alla base le potenzialità dell’istruzione pubblica. In realtà nessuno si opporrebbe alla libertà dell’iniziativa privata, che ha anche il diritto ad essere finanziata e sostenuta dallo Stato, nel settore scuola, come in tanti altri settori, ma a patto che questo non destabilizzi completamente il settore pubblico dell’istruzione, mettendo a rischio la coesione e l’integrazione sociale che si possono realizzare solo all’interno della scuola pubblica.

Siamo proprio sicuri che questa libertà di scelta (una libertà relativa dato che comunque una scuola privata è e resta alla portata di pochi) non tolga il diritto ad avere una scuola pubblica di alto livello che in un mondo normale avrebbe una qualità ben superiore ad una scuola privata?



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