Tra le numerose segnalazioni giunte in redazione ci ha colpito la mail di un giovane di 37 anni, che esprime al meglio la sfiducia dei giovani sul mondo del lavoro. Alla condanna e denuncia viene contrapposta un’interessante iniziativa per far conoscere i propri disagi, e riproporre quei principi costituzionali su cui si fonda lo Stato […]


Tra le numerose segnalazioni giunte in redazione ci ha colpito la mail di un giovane di 37 anni, che esprime al meglio la sfiducia dei giovani sul mondo del lavoro. Alla condanna e denuncia viene contrapposta un’interessante iniziativa per far conoscere i propri disagi, e riproporre quei principi costituzionali su cui si fonda lo Stato italiano. Attendiamo come sempre i vostri commenti.

Ai lettori di storie di lavoro,

siamo all’ultimo round, la dignità dei lavoratori è persa, per il ko è questione di attimi. Mi chiamo giacomo, ho 37 anni, faccio (tra gli altri lavori) il regista e mi sono accorto che veniamo travolti ogni giorno da valanghe di dati e statistiche su quanto va male l’economia, su quanto sta male il mondo del lavoro, su quanti sono i lavoratori disoccupati e quante le imprese a rischio chiusura ecc… eppure sull’agenda del parlamento non mi pare che ci siano urgenti pacchetti di legge in materia di lavoro.

Qui mi pare che si parli solo di legge elettorale. Allora ho pensato: vuoi vedere che se NON glielo diciamo noi giovani (al parlamento) pensano che a noi la situazione sta bene così? E invece NON ci sta bene per niente. Vogliamo lavorare, mantenerci, uscire di casa eccetera. Insomma fare la vita che hanno fatto i nostri genitori. Ma chi li interpella i giovani? Sì in televisione ospitano i caso umano del giorno, la famiglia che prima stava bene e poi no, ma dietro quelle storie ce ne sono molte altre che nessuno conosce.

Intendo girare l’intero paese per raccogliere la testimonianza di più persone possibili, poi monterò tutti questi volti che raccontano quali problemi di lavoro hanno, come arrivano a fine mese, che fine ha fatto la loro dignità, e il tutto diventa una lettera collettiva destinata al nostro parlamento. Attenzione però non è una compendio di casi umani e storie al limite, quelli li lascio alla tv, io qui voglio raccontare la realtà di un malessere diffuso.

Il documentario si intitola Caro Parlamento, che –a rileggersi bene la costituzione- è un istituto meraviglioso. Oggi il 75,3% degli italiani ha poca o nessuna fiducia nel parlamento (dati Eurispes). Che fare, dunque? Lasciamo che tutto proceda così? Non so voi, io di mugugnare mi sono superstufato. Sì ma a che serve fare un documentario su giovani e lavoro? Che può aggiungere che già non si sappia? A queste domande rispondo che 1000 volti di tutta italia che si raccontano uniscono tutto il paese sotto un’ombra nefasta che si chiama malumore, scoramento, perdita di dignità. emergerà che esistono seri problemi comuni, e più il problema è diffuso, più diventa di competenza del legislatore.

Questo documentario è la fotografia di una nazione nel 2008. È un’indagine sociologica. Chiamatelo come vi pare, a me piace pensare che è una preghiera laica. La preghiera rivolta dal suo secondo a un pugile al tappeto con la faccia spaccata, che ha perso fiducia in sé e ha paura di rialzarsi ma che noi sappiamo capace di grandi imprese, e che può ancora dare tanto, tantissimo, è la preghiera del suo allenatore che gli dice alzati non scappare, affronta il problema, fa’ il tuo mestiere. Questo allenatore siamo noi, siamo noi il suo secondo a bordo ring, e come tali dobbiamo provare a scuotere il nostro parlamento in tanti modi, uno dei quali sarà questo documentario, questa lettera aperta, questo accorato appello intitolato “Caro Parlamento”.

D’altra parte alternative non ne vedo, abbiamo una costituzione … eppure nessuno di noi conosce la costituzione. Perché? Di sicuro non hanno fatto molto per pubblicizzarla, a parte le noiosissime lezioni di educazione civica alle medie. E scommetto che nessuno di noi si è dato la pena di andarsela a rileggere. Provateci ora, solo i primi 4 articoli, parlano di… lavoro! E sono uno schianto, sono quasi meglio dell’odissea di omero. E come nell’odissea in cui procelle e tempeste scombussolano il nostro eroe, così viviamo noi oggi, scoraggiati e impotenti davanti alla crisi, perciò è venuta l’ora di aggrapparci ai principi costituzionali che sono stati scritti apposta per illuminarci quando i tempi si incarogniscono e viene un buio pesto. In sostanza questi principi sono i sali che useremo per risvegliare il nostro pugile. Il gong non è ancora suonato, sveglia caro parlamento!

Per candidarsi a farsi intervistare: www.caro-parlamento.blogspot.com

Grazie a tutti per l’attenzione,
Giacomo Faenza ”



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